Le architetture fuori città (vol I)

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Le architetture fuori città (vol I)
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La volta che ho sentito crollare
l’intonaco e poi i mattoni
nella camera da letto:
dal soggiorno lo scheletro
era ancora saldo, e i muscoli
si tendevano ancora a catturare
quel moscerino volante
per nutrire la pianta carnivora.
 
Ho lasciato gli operai
terminare
i lavori di abbattimento
e sono uscito oltre il cortile.
Ricordavo molte più abitazioni,
palazzi alti e bar lungo le strade,
l’ultima volta che ero uscito. L’ambiente
intorno era cambiato
come se non fossi passato
da secoli nel quartiere.
 
Ho camminato radente la costa
lungo l’oceano
leggendo i cartelli con le icone
antiTsunami
(Hiroshima lasciava ancora
il segno nell’acqua
nel nome di Fukushima).
Lungo la ferrovia
un gatto perlustrava i tetti delle case basse,
schiacciate dal sole. Una coppia di anziani
metteva fuori i tatami ad asciugare. Salutavano
con un cenno della testa
al mio passaggio. Rispondevo
chinando il capo e rivolgendo i palmi in fuori e all’insù,
in segno di apertura (sperando che fosse chiaro).
Quando si è fatta sera,
mentre lanciavo sassi piatti in direzione dell’acqua,
il gatto si è strusciato contro
le mie gambe. Mi ha seguito fino al Tori, lasciandomi
da solo una volta arrivati al tempio. Un odore di cucinato,
un insieme di fiori e di pesci che non conoscevo,
proveniva da entrambi i lati come una canzone improvvisa.
L’estate non si era guastata, ma qualcosa se n’era andato.
Mi voltavo spesso all’indietro,
con l’aria di chi
si sente seguito,
ma a parte qualche monaco
non era chi mi aspettavo.
 
 
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unitedtownsofmilan,10.10.17
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photo: Gabriele Basilico, Rotterdam, 1986 © + Itsukushima shrine (Japan)

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